Dietro a ogni prodotto c’è una storia o più di una. Nessuno lo può negare. I prodotti ci raccontano tutto: come nascono, come vengono coltivati, come vengono trattati, cosa contengono, come possono essere utilizzati. Basta sapere e volere ascoltare.
Le “Mozzarelle della legalità” ci raccontano tante storie
La prima è quella della cooperativa sociale “Le Terre di don Peppe Diana – Libera Terra”, costituita il 20 settembre 2010 presso la sede della Lega delle Cooperative di Napoli ed entrata in rete con le altre cooperative Libera Terra, costituite in precedenza in altri territori meridionali, tramite la partecipazione alla società consortile “Libera Terra Mediterraneo”.
La società ha trovato la sua sede a Castel Volturno (Caserta), in un terreno che prima della confisca apparteneva al boss napoletano Michele Zaza e vi era presente una scuderia per cavalli di razza.
E’ quindi uno di quegli esempi ci come terreni appartenuti alla malavita possono essere rigenerati per lo sviluppo di un territorio e delle sue produzioni tipiche, in coerenza con l’ideale di Qualità nella Legalità che contraddistingue i frutti del lavoro dei soci delle cooperative Libera Terra, garantendo la miglior qualità e la massima affidabilità dei prodotti messi a disposizione. Il riutilizzo per fini sociali dei beni confiscati, reso possibile dalla legge 109/96, rappresenta un’occasione di riscatto per un popolo tra i più laboriosi d’Italia.
“Il nostro territorio è stato per troppo tempo violentato e deturpato della sua bellezza e della sua civiltà – ci raccontano i ragazzi e le ragazze della cooperativa -. La consapevolezza degli sfaceli che la camorra ha provocato alla nostra terra, unita al desiderio di superare la rabbia e l’indignazione ci ha fatto sfidare la timidezza per renderci in prima persona disponibili ad un vero progetto d’impresa e di riscatto economico e culturale che ha l’occasione di segnare una svolta nel lungo e difficile percorso di trasformazione che porterà le terre di camorra ad essere identificate d’ora in poi come le ‘Terre di don Peppe Diana’, sacerdote simbolo della rivolta popolare ai clan camorristici, percorso iniziato il giorno del suo assassinio, il 19 marzo del 1994”.
E qui nasce una seconda storia, quella delle mozzarelle
“Il comparto bufalino ed il mercato della mozzarella di bufala nel corso degli ultimi decenni non è stato indenne da inquinamento dei circuiti legali e sleale concorrenza – continua il racconto -. Diverse aziende bufaline e caseifici sono appartenuti più o meno direttamente agli esponenti dell’organizzazione camorristica; la nostra avventura sta dimostrando come da un luogo di morte, violenza e sopraffazione – quale era lo stesso immobile su cui sorgiamo – possa veder luce un luogo di sane produzioni bufaline e di lavoro rispettoso della dignità delle persone coinvolte. Da qui è nata l’idea delle ‘Mozzarelle della legalità’. Il nostro caseificio “Le Terre di don Peppe Diana – Libera Terra” è stato inaugurato nel maggio del 2012 e produce la Mozzarella di bufala campana DOP “Il G(i)usto della Mozzarella”, Ricotta di latte di bufala e Scamorza di latte di bufala, a marchio Libera Terra, ha una clientela che va dai singoli cittadini dei comuni limitrofi alle maggiore e più attive cooperative che gestiscono botteghe di commercio equo-solidale in Italia, passando per piccole e grandi realtà di gruppi d’acquisto sparsi in tutto il territorio nazionale”.
Grande attenzione è dedicata agli aspetti igenico-sanitari, tenendo sempre lo stabilimento all’avanguardia, permettendo all’azienda, con scrupolosa applicazione di mantenere gli standard di massima certificazione. Gli operatori del caseificio sono costantemente attenti affinché il prodotto arrivi sempre sicuro e genuino sulle tavole dei consumatori.
La Mozzarella di bufala campana possiede segni distintivi quali: lavorare solo latte naturale e certificato, nel rispetto dell’artigianalità del processo di lavorazione, in uno stabilimento alimentato da energia pulita, costantemente attenti alla sicurezza alimentare dei prodotti, ragionando in termini di qualità e non di quantità, nel rispetto dell’assoluta eccellenza qualitativa per esprimere al meglio le caratteristiche organolettiche peculiari come descritte dal disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta “Mozzarella di bufala campana”.
Il latte di bufala idoneo ad essere trasformato in Mozzarella di bufala campana deve possedere titolo in grasso minimo del 7,2%, possedere titolo proteico minimo del 4,2%, essere consegnato al caseificio, opportunamente filtrato con mezzi tradizionali e trasformato in Mozzarella di bufala campana entro la 60ª ora dalla prima mungitura.
La produzione delle mozzarelle ha anche significato la creazione di una rete. “Nel rispetto di uno dei principi cardine del nostro progetto d’impresa, il coinvolgimento dei soggetti economici sani del territorio di appartenenza, con cui creare circuiti virtuosi che siano tangibili all’acquisizione di consapevolezza che l’economia vincente deve essere quella legale in contrapposizione al potere economico-criminale, ci accompagnano nel nostro percorso due aziende bufaline limitrofe al nostro stabilimento: Ponterè Cecere, fornitore dal primo giorno ed unico allevamento bufalino biologico del territorio e l’azienda D’Amore, che ha offerto le maggiori garanzie per la salubrità della materia prima utilizzata ed è stata individuata in corso d’opera per aumentare le quantità delle produzioni senza compromettere lo standard qualitativo che si pretende da ‘Il G(i)usto della Mozzarella’. Gli allevamenti sono stati selezionati pretendendo il rispetto di tutte le normative nazionali e gli standard relativi alla sicurezza, alla salubrità dei prodotti e alla loro tracciabilità e sono costantemente controllati con analisi su materia prima e prodotto finito tramite uno dei più accreditati laboratori della provincia di Caserta”.
Oggi i soci della cooperativa, oltre che occuparsi della gestione di un caseificio bufalino, sono impegnati nella conduzione di terreni agricoli confiscati disseminati sui territori dei cinque comuni del casertano coinvolti: Castel Volturno, Cancello ed Arnone, Pignataro Maggiore, Carinola e Grazzanise. Le raccolte di grano e legumi porteranno a nuovi prodotti che entreranno a far parte del circuito Libera Terra, da affiancare ai “Paccheri di don Peppe Diana”, formato tipico di pasta artigianale già presente sul mercato.
Il 9 giugno 2012 è stata inaugurata presso la sede della cooperativa, in occasione della sesta assemblea dei soci dell’Agenzia “Cooperare con Libera Terra”, la “Bottega dei saperi e dei sapori della legalità” dedicata alla memoria di Vanda Spoto, presidente di LegaCoop Campania e vicepresidente nazionale, scomparsa il 29 luglio 2011.
La terza storia è la nostra
E’ la storia di coloro che acquistano questi prodotti. Il progetto Libera Terra diviene marchio e prodotto concreto, che raggiunge il cittadino, lo rende partecipe e lo convince ad un consumo consapevole, ad una azione di contrasto alle mafie nell’acquisto e nella diffusione di valori che anche un prodotto come la mozzarella può esprimere attraverso “Il G(i)usto della Mozzarella”. L’acquisto significa contribuire allo sviluppo ed alla crescita delle attività di una cooperativa sociale che gestisce beni confiscati alla criminalità organizzata in Campania, nonché concedere un’occasione concreta di sviluppo e di crescita sociale e civile per il territorio, perché con esso si riconsolida il rapporto di fiducia dei cittadini e tra questi e le Istituzioni, accrescendo la quantità di capitale sociale e creando le condizioni per trattenere quanta più ricchezza possibile sul territorio stesso, garantendo così opportunità occupazionali anche volte a soggetti svantaggiati.