I dati Ocse e Istat sull’Italia ci parlano di una forte flessione del Pil nel 2020 (attorno al 9%), seguita da una parziale ripresa parziale nel 2021 (circa 4%). Investimenti in caduta libera attorno al – 14,6% con una ripresa rimandata al 2022. La pandemia ha colpito ogni settore dell’economia rialzando il tasso di disoccupazione sopra al 10%. In agricoltura continua la tendenza negativa delle imprese attive nei settori dell’agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca che a fine settembre 2020, solo in Emilia Romagna, risultavano 54.848 ovvero 1.066 unità in meno (-1,9 per cento) rispetto allo stesso mese del 2019, 42 di queste nel circondario imolese.
Se alla crisi dovuta alla pandemia si aggiungono i danni causati dal maltempo (gelate e grandini) e dalla cimice asiatica il quadro che ne esce è preoccupante. Se a questo conteso aggiungiamo assicurazioni che non assicurano e misure a livello nazionale quantomeno dubbie e di difficile interpretazione si capisce la rabbia e, sempre più spesso, la disperazione degli imprenditori.
Ma c’è chi cerca di reagire a questa situazione con i mezzi che ha a disposizione. Nasce da qui una lettera che Domenico Errani, imprenditore agricolo con terreni nella Valle del Santerno (Comune di Casalfiumanese) e Bagnacavallo, ha inviato alle massime autorità dello Stato e della regione Emilia Romagna.
Domenico, come mai questa scelta di scrivere alla Ministra Bellanova?
“A dire il vero ho inviato il documento anche al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Presidente della Regione Emilia Romagna. Chi dovrebbe avere a cuore gli interessi degli agricoltori non lo fa più da molto tempo”.
Ma cosa è successo realmente?
“La politica si confronta con i corpi intermedi che rappresentano interessi di altra natura e il risultato noi lo tocchiamo con mano. Vede, se passo con il rosso perché ho fretta, non ho nessuna ragione. Se prendo una multa perché non ho pagato il parcheggio, non ho nessuna ragione. Se perdo tutta la produzione e non l’ho assicurata non ho nessuna ragione. C’è un ma, se le compagnie di assicurazione non danno il via alle coperture e tu perdi tutto, ecco che cambia tutto. Hai ragione senza se e senza ma. Nel 2018 non solo io. Tutti i produttori di albicocche biologiche della nostra Regione hanno perso l’intera produzione, più gli altri in parte. Siamo stati doppiamente sfortunati: è successo tutto durante le elezioni e il Governo era in carica per la normale amministrazione e l’allora nuovo ministro Gian Marco Centinaio dimostrò rancore verso noi e non ci inserì tra le regioni che potevano beneficiare dello stato di calamità naturale”.
Allora la calamità naturale esiste ancora?
“In agricoltura non più. Lo Stato dice: io ti aiuto nel pagamento della copertura assicurativa e la cosa finisce li. La ragione mia si palesa quando tu hai lo strumento che non funziona. Io non voglio cercare colpevoli, dico solo che non avendo attivate le polizze non per colpa nostra, noi abbiamo ragione. E’ venuto a mancare l’atto che impedisce l’attivazione del fondo”.
Ma i vostri sindacati, non avrebbero dovuto battersi loro?
“Pochi mesi fa ho incontrato amici che rappresentano noi agricoltori all’interno di diverse organizzazioni e alla domanda specifica sul perché non fosse stato fatto nulla la risposta è stata nella semplicità, di una onestà estrema: ‘se crei disturbo non sei ben accetto’”.
Cosa pensi di ottenere?
“Si può anche morire con la ragione ma mi batterò fino all’ultimo. Vede, l’estate 2019 scrissi all’allora ministro Centinaio sollevando il problema del gelo e degli insetti alieni con particolare riferimento alla cimice asiatica. Cade il Governo, ne nasce un altro e decide di riconoscere il danno escludendo soprattutto l’albicocco e il Biologico. Questo non è un ministro, è un Superministro, è ovunque e si interessa di tutto, tranne di noi agricoltori. Vorrei dire alla Ministra di badare al suo ministero e soprattutto a chi è costantemente umiliato nel produrre il cibo, perché non ci sarà qualcuno che pensa di dipendere dall’estero per comperare gli alimenti? L’Unione europea ha negli obiettivi fondanti della Politica agricola comune quello di assicurare un tenore di vita equo agli agricoltori. Fallito”.
Ma l’agricoltura è un settore assistito e anche molto…
“Certo, il 35-40% del bilancio è destinato all’agro-alimentare. Ci sarà una ragione se per far si che i giovani restino nei campi si danno loro dei soldi e si paga metà dell’investimento iniziale? Ma se a un giovane gli paghi il 50% diciamo di 500.000 euro , 250.000 euro, il restante debito, se non hai guadagno, con cosa lo paghi?”.
La lettera
Mi chiamo Domenico Errani, sono sposato e ho tre figli in età scolare. Sono un agricoltore biologico dell’Emilia Romagna e mi trovo a dovervi chiedere di porre rimedio a due pesanti ingiustizie.
Nel 2018 e precisamente il 26, il 27 e il 28 febbraio l’Italia tutta è stata colpita dal gelo di Burian. Le produzioni, pur essendo assicurabili, non si potevano ancora coprire in quanto le Compagnie non si erano ancora rese disponibili e molte aziende, compresa la mia, hanno perso l’intera produzione, 24 ettari di albicocco e pesco bio. Da segnalare che noi che coltiviamo con il metodo biologico siamo stati i più colpiti. Noi avevamo tutti i diritti di vederci riconosciuto lo Stato di Calamità Naturale ma l’ex Ministro Centinaio ha ignorato i produttori emiliano-romagnoli e così facendo ha palesato un grave errore. Sarebbe giusto e doveroso un intervento finalizzato a riparare ciò.
Il problema irrisolto degli insetti alieni. Da dieci anni la castanicoltura è in grave crisi a seguito dell’arrivo della Vespa Cinese. Abbiamo perso un’economia della montagna, una possibilità di fare reddito per le zone marginali.
Sulla questione Cimice asiatica, Lei Signora Ministra nei mesi scorsi non ha inserito l’albicocco tra le specie indennizzabili e non ha riconosciuto le aziende Biologiche tra quelle più colpite dalla Cimice asiatica.
Vede Signora Ministra, le innumerevoli forme di agricoltura rappresentano un bellissimo arcipelago immerso in un mare di guai e di burocrazia, veda di “restare a bordo” e di non essere ricordata come la Schettino dell’agricoltura italiana. Veda soprattutto di riparare all’ingiustizia del 2018 e a quella della cimice asiatica sul biologico e sull’albicocco.
Mi permetta di esprimerle che sul caporalato lei ha condotto una battaglia giusta ma ha lasciato noi produttori soli con le nostre 80 ore di lavoro settimanali mal o mai pagate disattendo uno dei punti fondamentali della PAC, “assicurare un tenore di vita equo agli agricoltori”.
Personalmente non mi sento più un cittadino ma un suddito e purtroppo con questa classe dirigente dell’agro-alimentare, all’agricoltore italiano, dopo che si è già scelto la cassa da morto, non gli resta che scegliersi il cimitero.